http://www.sleepinginairports.com/SE VUOI VIAGGIARE SENZA PAGARE L'ALBERGO ...
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Riflettevo su una cosa: il low cost e' per tutti o per pochi?
Il mercato inventa cose low cost per aumentare quantitativamente le masse dei consumatori, le dirotta e le argina con una diga di "impossibilita'". Non offrono una vera alternativa.
Se non e' il mercato allora il low cost e' "low" rispetto a cosa?
Oggi e' low cost solo il superfluo, ma se cerchi una cura efficace contro la poverta' devi curare anche la ricchezza bello mio!
Se non fosse per il bicchiere l'acqua starebbe da una parte e il vuoto da un'altra.
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Coraggio! Dopo l'autocoscienza di classe io predico l'autocoscienza di massa. Scendiamo in piazza compatti con milioni di telecamerine, saranno lo scudo dai soprusi e dalle violenze.
Coraggio low cost

La mobilità è una componente fondamentale del lowcost. La staticità è sicurezza ma anche noia, un po’ come un contratto a tempo indeterminato alle poste italiane. Per anni mi sono abituato a cambiare lavoro ogni volta che volevo. La permanenza media nello stesso posto arrivava a malapena a tre mesi e questa si poteva dividere in più fasi:
1- entusiasmo
2- intimità
3- depressione
Ovviamente il tutto terminava con una rumorosa fuga! Il trucco è starci fino a quando non sei completamente consapevole (e nuovamente) di essere sfruttato.
Avere un buon ricordo delle cose è fondamentale e talvolta è meglio un buon ricordo che un presente travagliato. D’altro canto questo rifiuto delle responsabilità sembra poter essere una sorta di sindrome di Peter Pan, ma non è la paura di crescere è piuttosto una sorta di tutela. La vita è incerta ed è meglio non viziarsi troppo. Inoltre la cosa è testata, assolutamente senza rischio. Milioni di persone ogni giorno perdono un lavoro e altrettanti ne trovano e la cosa importante è sfamarsi oggi, quando hai fame, piuttosto che pensare alla settimana che segue.Ma la mobilità consente anche di fare tante esperienze, tutte diverse e magari nessuna fino in fondo, ma sicuramente con un bagaglio enorme. Il giovane lowcost è un tuttologo, sa fare tutto, male, ma tutto. Acquista sicurezza e non si ferma davanti a nulla. La vita del lowcost è come scendere 
Nella mia testa ho partorito un piccolo mostro. Da qualche tempo cerco di disfarmene, ma il senso di paternità è troppo forte e me lo impedisce. Ho voluto dargli un nome: lowcostgeneration si chiama. E’ un’anima inquieta, fatta di mille pezzi e uniti fra loro fanno un’idea. L’idea di una generazione inquieta. Una generazione di passaggio, l’ultima di un ciclo.
Appartenenti a questo ciclo sono stati gli ultimi a crescere in un mondo dove si giocava ancora con le biglie e il cellulare lo si vedeva solo nei film americani. Quando Babbo natale non ti portava mai quello che volevi (forse perché non ci si aveva mai creduto per davvero) ma ti veniva rinfacciato sempre di avere tutto. Quest’epoca l’hanno passata in un teatro di eventi. Hanno visto crollare il muro di Berlino e hanno assistito a svariate guerre, sono stati gli ultimi a essere schierati da qualche parte (giusta o sbagliata che fosse), gli ultimi a rincoglionirsi con i spinelli anziché con la televisione. Da adulti sono entrati nel mondo del lavoro con i CoCoCo e i CoCcoDè e si sono resi conto che guadagnavano poco e spendevano ancora di più. Si sono adattati perché avevano le spalle robuste, hanno fatto di difetto virtù perché venivano da un’epoca in cui non esistevano Blockbuster che spuntavano come funghi e per telefonare si utilizzavano ancora i gettoni. E in fondo anche se tutte quelle cose luccicanti ed invitanti facevano loro gola, riescono tuttora a distinguere il superfluo dall’indispensabile e continuano a giocare con le biglie.